La Cappella di Azzano (Comune di Seravezza)
InForme Festival
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Italianesi
Esiste una tragedia inaudita, rimossa dai libri di storia, consumata fino a qualche giorno fa a pochi chilometri dalle nostre case.
Alla fine della seconda guerra mondiale, migliaia di soldati e civili italiani rimangono intrappolati in Albania con l’avvento del regime dittatoriale, costretti a vivere in un clima di terrore e oggetto di periodiche e violente persecuzioni Con l’accusa di attività sovversiva ai danni del regime la maggior parte viene condannata e poi rimpatriata in Italia. Donne e bambini vengono trattenuti e internati in campi di prigionia per la sola colpa di essere mogli e figli di italiani. Vivono in alloggi circondati da filo spinato, controllati dalla polizia segreta del regime, sottoposti a interrogatori, appelli quotidiani, lavori forzati e torture. In quei campi di prigionia rimangono quarant’anni, dimenticati.
Come il “nostro” che vi nasce nel 1951 e vive quarant’anni nel mito del padre e dell’Italia che raggiunge nel 1991 a seguito della caduta del regime. Riconosciuti come profughi dallo Stato italiano, arrivano nel Belpaese in 365, convinti di essere accolti come eroi, ma paradossalmente condannati ad essere italiani in Albania e albanesi in Italia.
Ispirato a storie vere.
Premi e riconoscimenti
Premio UBU 2012 “Migliore attore”
Nomination Premio UBU 2012 “Migliore testo italiano”
Premio Enriquez 2012 per la drammaturgia
Premio Antonio Landieri 2012 “Migliore attore”
Menzione speciale al Premio Internazionale Teresa Pomodoro 2012
La prima stesura del testo è giunta nella cinquina dei finalisti al Premio Riccione per il Teatro 2011
Crediti
Drammaturgia, regia, interpretazione Saverio La Ruina
Musiche originali Roberto Cherillo
Contributo alla drammaturgia Monica De Simone
Disegno luci Dario De Luca
Direzione tecnica Gaetano Bonofiglio
Amministrazione Tiziana Covello
Organizzazione e distribuzione Egilda Orrico
Produzione Scena Verticale
Anno di produzione 2011