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Re Pipuzzu fattu a manu. Melologo calabrese per tre finali
Liberamente tratto dalla fiaba calabrese Re Pepe raccolta da Letterio Di Francia e dalla riscrittura di Marcello D’Alessandro.
C’era na vota, na vota c’era / C’era na vota, na vota c’era / C’era na vota, na vota c’era…na vecchia assettata ara vrascera, ara vrascera cuntava lu munnu, stativi cittu ca mò vi lu cuntu. Mo vi cuntu in bona sustanza di re Pipuzzu la rumanza…
Le fiabe sono il nostro patrimonio comune, sono la memoria storica dei nostri sentimenti più genuini e primari. Abbiamo voluto cercare le fiabe della nostra Calabria, per provare a leggere meglio la nostra terra partendo dai racconti popolari; per interrogarci su noi stessi e capirci un po’ di più; per poterci raccontare al viaggiatore di domani senza essere oleografici e indulgenti con noi stessi.
Abbiamo trovato, grazie al lavoro di Letterio Di Francia, fine letterato calabrese nativo di Palmi e massimo studioso della novella italiana, un patrimonio ricchissimo di storie e intrecci a metà tra il noto e l’ignoto dove ricorrono temi quali il cibo e l’ospitalità o l’andare spersi per il mondo.
Abbiamo scelto di puntare l’attenzione sulla storia di Re Pepe, fiaba nella quale il vero protagonista non è il re del titolo, ma una donna: una reginetta sicura del fatto suo e capatosta. È a lei che siamo debitori, non solo dell’intreccio della fiaba in questione, ma persino del personaggio che dà il titolo alla fiaba, perché un bel giorno, di fronte all’insistenza del padre perché si trovi finalmente un marito, lei decide di prendere farina e zucchero e di impastarselo con le sue mani. Solo così può essere certa che quello sposo sarà all’altezza delle sue aspettative: giacché, come è noto, di reucci insipidi è pieno il regno delle fiabe. Invece lei ne vuole uno come si deve, ecco perché c’impiega addirittura sei mesi ad impastarlo. “Però non parla!”, commenta il re padre. Ma lei non si perde d’animo, gli mette un peperoncino rosso sulla bocca e a furia di insistere, lo fa parlare.
Senza svelare il finale, ché non vogliamo levare certo il gusto di scoprirlo allo spettatore, questa fiaba ha echi dell’Oriente e delle “Mille e una notte”, delle storie dei fratelli Grimm e di quelle di Perrault e Basile. Ma questa storia ha messo radici in mezzo ai castagneti e agli uliveti, profuma di impasti infornati e ha il rumore assordante delle cicale della nostra terra.
Dario De Luca, riscoprendo la spiritualità popolare, presta corpo e voce a questo racconto in lingua calabra a cui Gianfranco De Franco dà una sonorizzazione, fatta di soffi in strumenti a fiato, tradizionali e no, ed elettronica.
Un viaggio che ipnotizzerà lo spettatore accompagnandolo, come in un sogno, in una dimensione magica; uno spazio-tempo fantastico e reale al contempo.
Crediti
Riscrittura originale, disegno luci, regia e interpretazione Dario De Luca
Musiche e sonorizzazioni Gianfranco De Franco
Organizzazione e amministrazione Tiziana Covello
Distribuzione Egilda Orrico
Produzione Scena Verticale
Anno di produzione 2019
FEAT. REGIN ORCHESTRA
Riscrittura originale, disegno luci, regia e interpretazione Dario De Luca
Musiche e sonorizzazioni Gianfranco De Franco
Direzione d’orchestra e arrangiamenti Giuseppe Oliveto
REGIN ORCHESTRA
Fausto Castiglione (violoncello), Carlo Cimino (contrabasso), Gianfranco De Franco (campana tibetana, clarinetto, flauto traverso, flauto vietnamita, theremin, pedaleffect/loop, laptop, i-pad), Piero Gallina (violino, lira calabrese), Gianluca Pirro Grispino (oboe), Francesco Montebello (batteria, percussioni, vibrafono, timpani, campane tubolari), Checco Pallone (tamburi a cornice), Antonio Vergine (fagotto)
Produzione Scena Verticale | PianoB
Anno di produzione 2021