
“Il Vangelo secondo Antonio” La fede alla prova dell’Alzheimer
Intervista a Dario De Luca a cura di Debora Conti
L’Eco di Bergamo – Cultura e Spettacoli
Mercoledì 29 Gennaio 2025
Don Antonio è un parroco buono e devoto, impegnato nel sociale e stimato dalla sua comunità. Quando viene colpito dall’Alzheimer dimentica i volti delle persone che lo circondano, dimentica il cristianesimo, non ri- corda nemmeno di essere un sacerdote. L’unica sua forza è un vecchio crocifisso di legno, di cui don Antonio non ricorda il valore simbolico, ma con il quale sviluppa un legame profondo che lo tiene aggrappato alla vita e colma la sua immensa solitudine.
Da domani a sabato 1° febbraio alle 20.30 e domenica 2 febbraio alle 16 al Teatro Oscar di Milano andrà in scena lo spettacolo «Il Vangelo secondo Antonio», scritto e diretto da Dario De Luca e interpretato da Matilde Piana, Dario De Luca e Davide Fasano. «Ho provato ad immaginare cosa
potrebbe accadere nella mente di una persona che ha abbraccia- to la fede in modo dogmatico e che lentamente perde la memoria – ci racconta De Luca, autore ed interprete principale dello spettacolo –. Cosa succede ad un sacerdote che guarda il crocifisso e non lo riconosce più? Questo pensiero mi ha dato lo spunto per la stesura del testo».
De Luca, per quale motivo ha scelto un tema di così forte impatto emoti- vo come l’Alzheimer?
«Il personaggio di don Antonio è nato da una sorta di fascinazione. Ho avvicinato il mondo dell’Alzheimer per puro caso quando sono stato chiamato a leggere alcuni racconti durante un convegno medico su questo tema. In quel periodo conoscevo pochissimo di questa malattia degenerativa e sono rimasto impressionato dall’idea che l’uomo possa arrivare a perdere la cognizione di sé stesso. Dopo il congresso ho iniziato a frequentare il Centro per l’Alzheimer di Lamezia Terme, dove ho potuto conoscere oltre ai malati anche le famiglie e i medici. Spesso mi viene chiesto se ho avuto esperienze personali legate a questa problematica. Sinceramente non ne ho avute, ma mi piace pensare che il teatro sia luogo di studio e di riflessione, dove la creazione o l’interpretazione di un personaggio non deb- ba necessariamente passare attraverso un’esperienza personale».
Un altro tema forte di questo spetta- colo è la fede religiosa. Ci spiega il motivo di questo connubio tra fede e malattia?
«Quando ho deciso di scrivere questo testo non volevo raccon- tare solo la malattia, ma avevo il desiderio di far intravedere i grandi interrogativi dell’esisten- za. Mi è tornato alla mente uno dei racconti che avevo letto du- rante il congresso sull’Alzheimer, che riguardava proprio un sacer- dote colpito da demenza senile. Cercavo qualcosa che andasse al di là dell’umano, qualcosa che trascendesse la semplice malat- tia. Ho pensato che forse per un sacerdote la perdita della memo- ria può rappresentare una perdi- ta doppia, di sé stesso e della fede su cui ha fondato la propria esi- stenza. Il titolo è dovuto al fatto che don Antonio ricostruisce un suo personale percorso con Cri- sto, anche attraverso il rapporto con il crocifisso, diventando così un ipotetico quinto evangelista».
Questo spettacolo può rappresentare un aiuto per le famiglie dei malati? «Lo spettacolo è nato nove annifa, quando ancora questo argomento era tabù e c’erano pochissimi spettacoli su questo tema. Ho scelto di raccontare le fasi della malattia, ma anche il percorso emotivo e umano di chi si prende cura del malato, in questo caso la sorella di don Antonio e il curato che collabora con lui. Ho dato voce alle emozioni che provano queste persone, dallo stupore iniziale, all’incredulità, fino alla rabbia e all’esasperazione. Posso dire che lo spettacolo è diventato un piccolo viatico ed è molto amato dalle famiglie dei malati e in generale dai caregiver. È stato infatti proposto più volte nel corso dell’Alzheimer Fest. In Italia una famiglia su cinque sta affrontando questo problema, che può diventare una vera tragedia personale e familiare. Gli aiuti sono ancora insufficienti, soprattutto nel sud Italia. Il mio spettacolo è molto duro, ma ci sono anche momenti buffi e divertenti. Ho voluto donare un briciolo di speranza e proporre una riflessione sul valore della misericordia umana».